Locorotondo (BA)

Locorotondo è un comune italiano della città metropolitana di Bari in Puglia.

Evidenze archeologiche mostrano che l’area era abitata già intorno al III millennio a.C., ma il primo insediamento vero e proprio risale all’epoca tra il IX e il VII secolo a.C., forse colonia di greci Locresi. Risale al 1195, durante la dominazione sveva, la prima menzione di Rotondo o casale rotondo, un agglomerato rurale intorno alla chiesa di san Giorgio, appartenente al feudo del monastero benedettino di santo Stefano. La formazione del feudo e dell’abitato dovrebbe risalire agli ultimi decenni dell’anno Mille. Nei secoli successivi l’abitato crebbe, e gli abitanti cercarono in diverse occasioni di sottrarsi alla giurisdizione del monastero, cosa che avvenne nel 1385, quando divenne un possedimento della famiglia Orsini del Balzo. Alle metà del XV secolo, dopo l’estizione della famiglia, il paese entrò nei possedimenti dell’aragonese Ferdinando I di Napoli, che la donò a Loffredo Pirro, membro di un’altra famiglia di nobili meridionali. Dopo pochi anni, tuttavia, il paese passò al dominio dei Carafa, che fecero erigere le mura e il castello, per poi tornare, per metà, nuovamente tra i possedimenti dei Loffredo. L’altra metà venne affidata alla famiglia Borrassa, che nel 1604 comprò il resto. Nel XVI secolo aumentò la popolazione, vennero acquisiti nuovi terreni ed edificate numerose chiese e un ospedale. Nel 1645 i Borrasa, a causa di pesanti debiti, furono costretti a vendere il feudo ai duchi Caracciolo, nelle cui mani restò fino agli inizi del 1800. Nel 1799 Locorotondo venne coinvolta nella Repubblica Partenopea.

Architetture religiose
Chiesa madre di San Giorgio Martire
Venne eretta tra il 1790 e il 1825 sui resti di due chiese precedenti, e consacrata tre anni dopo. L’edificio si articola su una pianta a croce greca, con un prolungamento del presbiterio absidale. La facciata, di gusto neo-cinquecentesco, presenta nel timpano un rilievo di San Giorgio, con il drago e, in basso agli angoli, due statue di San Pietro e San Paolo scolpiti da un ignoto artista locale di fine ‘700 su modellini di creta forniti da uno scultore milanese. Sulle lesene della cantonata destra, ad angolo con via Porta Nuova, ci sono due piccole croci incise, ricollegabili alla posa della prima pietra nel 19 luglio 1790 e delle reliquie di San Vittorio e San Ruffino. Ai quattro angoli del primo ordine del campanile (alto 47,5 m) si trovano, inoltre, quattro statue lapidee di figure femminili identificate con tre Marie e la Veronica, risalenti allo smembramento del polittico della Pietà presente nella precedente Chiesa Madre.

Chiesa Madonna della Greca
Chiesa di sant’Anna
Chiesa dello Spirito Santo
Chiesa di San Rocco
Cappella di Santa Maria del Soccorso
Chiesa di San Nicola
Chiesa dell’Annunziata
Chiesa a Trullo – Parrocchia di San Marco Evangelista e MartireSantuario della Madonna della Catena

Architetture civili
Castello
È stato abbattuto nel 1855 su iniziativa di un sacerdote, con l’intenzione di far dimenticare gli orribili fatti avvenuti nei sotterranei durante il periodo in cui Locorotondo fu sottomessa ai duchi Caracciolo di Martina Franca. Dalle poche fonti rimaste, a partire dal ‘500, se ne è scaturita una forma quadrangolare, con bastioni angolari quadrati e armato con 13 pezzi di artiglieria. Al centro si trovava una torre più alta e sicuramente più antica, mentre sotto la piazza d’armi era situata la cosiddetta “fossa di Luogorotondo”, ovvero la prigione sotterranea.[9]

Villa comunale

Palazzo Morelli
Notevole esempio di architettura barocca, il palazzo dà il nome alla via in cui è situato. Nel XVIII secolo l’edificio subì un ampliamento da parte dell’allora sindaco Rocco Morelli, insieme a un rinnovamento della facciata. All’estrema sinistra della facciata, sul portale d’ingresso, in particolare, si manifesta pienamente la magnificenza del barocco, con probabile spunto dall’architettura di Martina Franca. Si risaltano due lesene che punteggiano una balconata chiusa da una balaustra a specchiature mistilinee. L’arcata di ingresso ha una modanatura arricchita da volute e foglie di acanto e al centro, in corrispondenza col concio di chiave, mostra un mascherone apotropaico dal ghigno beffardo, insieme allo stemma nobiliare Morelli, raffigurante un elefante che sorregge una torre. Sulla destra si aprono tre graziosi balconcini, dei quali i primi due hanno un fastigio mistilineo con mensola modellata e ringhiera in ferro battuto spanciato, mentre il terzo chiuso da un parapetto in pietra lavorata.
Fonte: Wikipedia

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Di RCvideo